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Marco M. G. Michelini | 3 Maggio 2022

Il Barocco è un movimento culturale sviluppatosi in tutta Europa durante il XVII secolo. Il Manierismo aveva messo in crisi gli ideali di compostezza classica ed il Barocco ne è l’esito finale, con la sua volontà di spezzare i rinascimentali canoni classicistici e rompere con la tradizione. Se da una parte le nuove scoperte geografiche e scientifiche fanno sì che il mondo dilati i propri confini geografici ed astronomici, e che la natura modifichi i suoi principi meccanici e biologici, dall’altra parte l’oscurantismo della Chiesa cattolica e delle Chiese protestanti ripropongono incessantemente l’immagine di un Dio che diviene per l’uomo una presenza preoccupante e una fonte costante di instabilità e di incertezza. L’intellettuale del Medioevo e del Rinascimento poteva crogiolarsi nella propria fede e nelle certezze che da essa derivavano, sentendosi al centro dell’universo; mentre l’intellettuale del XVII secolo si ritrova ai margini dell’universo e con una fede che i sistemi teologici dell’ortodossia cattolica e protestante rendono complicata o incomprensibile, se non addirittura relegata negli oscuri meandri di intricate esperienze mistiche. All’intellettuale non resta quindi – per tornare ad impossessarsi di questo mondo e di questo Dio – che lottare attraverso il perfezionamento della propria filologia o – in senso più latamente inteso – attraverso l’elaborazione di una tecnica nuova per ogni settore del sapere. «Nel vuoto di credenze, nel dubbio che investe il paradigma rinascimentale ormai obsoleto, la retorica, arte o tecnica deputata per statuto a rendere persuasivi enunciati non veri ma solo probabili, assurge a disciplina che si applica a ogni ramo del sapere, tanto più che la ricerca, la discussione e la sistemazione dei nuovi valori avvengono entro una dimensione pubblica, con la cultura che si risolve in socialità»[1].

Il termine “Barocco” viene coniato nel Settecento da critici e letterati in riferimento all’arte del Seicento per evidenziarne la bizzarria, l’eccesso e l’anomalia con una accezione negativa e critica. L’etimologia è incerta: forse deriva dal portoghese “barroco”, una perla non perfettamente sferica ma irregolare, o dalla filosofia scolastica, in cui “varoco” è il sillogismo apparentemente e formalmente perfetto ma sostanzialmente vuoto. Con il termine si vuole comunque sottolineare l’artificiosità e la stravaganza e il fascino per il diverso.

Nella letteratura Barocca non c’è ricerca dell’antico, ma la volontà di creare un’arte nuova e moderna: è, insomma, un rifiuto dell’arte “antica”, basata su regole codificate, come la regolarità, la misura, l’equilibrio, proponendo invece la ricerca del meraviglioso, la libera invenzione, il gusto del fantastico. Le forme pastorali e mitologiche che vengono spesso utilizzate, indicano da una parte il tentativo di approfondire il mondo fantastico come specchio del reale ma anche dell’inverosimile, e dall’altra invece la formazione di una nuova realtà mondana incapace di penetrare autenticamente nel tessuto di costume. Di conseguenza la letteratura barocca tende a manifestare il senso di precarietà e di relativismo delle cose note e dei loro rapporti. Non è un caso che la meraviglia, posta come canone estetico dalla poesia, e la metafora esprimano le perdite di certezze e di una natura fissa degli oggetti del mondo, sostituite da apparenze ingannevoli. Le due facce quindi della letteratura barocca sono sia la ricerca di una realtà sempre più sfuggente ed imprecisa, sia la manifestazione di una chiara delusione per il mondo concreto, e di una necessità di evadere verso un mondo illusorio. Vi è un’abolizione della gerarchia dei generi letterari, infatti c’è fra loro una contaminazione.

Questo sostanziale rifiuto dei generi tradizionali porta alla nascita e alla mescolanza di generi diversi. Come forma poetica viene utilizzato preferibilmente il madrigale, mentre la canzone perde la sua importanza e cadono in disuso le sestine. Parallelamente, nasce il romanzo, ed il trattato scientifico-filosofico assume notevole importanza. I generi più utilizzati dai letterati barocchi restano però la lirica, il poema epico e il teatro, tutti rivisti seguendo le nuove norme, e in rottura con la tradizione. Anche i “temi” subiscono un grande cambiamento: le solite ambientazioni letterarie vengono sostituite da situazioni insolite, brutte, grottesche e persino paradossali; inoltre, molte opere insistono anche sul tema della vanità della vita, delle illusioni, della morte e dello scorrere del tempo. Sopravvive il petrarchismo, completamente svincolato, però, dall’astrattezza e dalla visione idealizzata e spirituale della donna e dell’amore, con una predilezione, invece, per la fisicità, che a volte scade nell’oscenità. Vengono descritte donne brune e castane, vecchie, zoppe, brutte e sdentante, che rientrano sempre nella poetica della meraviglia; ma non solo: le donne sono colte in gesti quotidiani e banali, tanto più affascinanti perché bizzarri e inusuali. La letteratura, insomma, o l’arte in genere, diventa un vero e proprio spettacolo che deve colpire tutti attraverso effetti maestosi e scenografici.

Se il Barocco, nel periodo della sua fioritura, godette di grande importanza e considerazione, a partire dal settecento cadde nel discredito e venne riscoperto solo verso la fine della seconda guerra mondiale per quanto riguarda le arti figurative, e negli anni ‘30 per quanto riguarda la letteratura, questo soprattutto grazie alle opere di molti storici della letteratura quali Eugeni d’Ors i Rovira (1881-1954) e Jean Rousset (1910-2002). Anche in Italia la situazione cominciò a cambiare allorché, indebolitosi il magistero del Croce, con le sue sommarie condanne, grazie all’opera di Carlo Calcaterra (1884-1952), il quale intese motivare le forme letterarie del Barocco con i nuovi modi di immaginare e di esprimere. In questo modo le eccentricità, lungi dall’essere il prodotto insensato di cervelli oziosi, sarebbero state la conseguenza stilistica di una gnoseologia e di una configurazione mentale le cui cause erano da rintracciare nella crisi dell’uomo del Seicento, ormai privo delle antiche e rassicuranti certezze della cosmologia aristotelica in tempi in cui il pensiero moderno non era ancora riuscito ad imporsi.

***NOTE AL TESTO***

[1] Battistini Andrea, in Enciclopedia Italiana – VII Appendice, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma, 2006.


La versione stampabile dell’articolo è scaricabile da qui: «APPUNTI DI LETTERATURA ITALIANA: IL SEICENTO»

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