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Marco Michelini | 22 Novembre 2015

Tempi duri per i gay! Sissignore, perché – ammesso che ce ne fosse stato bisogno – il totale fallimento della manifestazione di Milano “Not in my name” organizzata da novanta (e ripeto 90) associazioni islamiche “moderate e pacifiste”, con cartelli che inneggiavano “no al terrorismo, sì alle moschee”, ha dimostrato che al di là delle chiacchiere e dei distinguo “pelosi” di pochi, il mondo musulmano tifa tutto (magari solo nel cuore e non apertamente) per un “universo isisificato”. Dunque, tempi duri per i gay che tanto si agitano per leggi che gli garantiscano (tra gli altri) il diritto di sposarsi (e che daranno loro anche il diritto di ingrassare gli avvocati per divorziare), perché se da questo aspetto la maggior parte delle Chiese Cristiane (cioè non solo quella Cattolica, ma anche quella Ortodossa, unitamente a Luterani, Calvinisti ecc.) mostrano poca tolleranza verso i gay, di sicuro meno ancora ne mostra il mondo islamico (ove un gay, se riconosciuto tale, sarebbe lapidato in piazza al pari di un’adultera). E in un paese come il nostro, pieno zeppo di islamici (regolari e non), nel quale il sig. Vendola è riuscito a far eleggere presidente della Camera un individuo come la Sig.ra Boldrini… be’, al posto loro io mi sentirei molto poco tranquillo.

Ma torniamo alla manifestazione di Milano “Not in my name”, alla quale hanno partecipato solo “quattro gatti”, cioè circa 500 persone (delle quali un centinaio italiane). Ora questo dato potrebbe sembrare solo una mera curiosità da esperti o amanti della statistica ma… c’è un ma. In primo luogo bisognerebbe riflettere sul fatto che nel 2009 nel corso di un’analoga manifestazione pro Palestina e contro Israele, la piazza del Duomo fu invasa da oltre 1.500 persone. In secondo luogo che nella sola Milano vivono 150.000 islamici e in Lombardia oltre un milione. Se ne deduce quindi che alla stragrande maggioranza di queste persone (per non dire alla totalità, visto che 500 persone su un milione sono davvero poca cosa) il terrorismo “piace”, anzi – usando il tormentone di un mio caro amico – “dicono che piace; a chi piace non si sa, però piace”!

In questi giorni sento anche ripetere di continuo dagli organi di stampa che non bisogna lasciarsi prendere dalla paura. Bene. E’ un’affermazione difficile da “smontare” o sconfessare, ma… anche qui c’è un ma. Premesso che solo gli incoscienti non hanno in assoluto paura, se con questa frase vogliamo fare passare il messaggio che non possiamo farci “condizionare” la vita da stragi e quant’altro, mi sembra davvero un pensiero molto “debole” al quale neppure il Prof. Vattimo potrebbe dare la propria adesione. Infatti, il non farsi “condizionare”, o – quanto meno – un qualsiasi tipo di reazione “morale”, non può prescindere da una consapevolezza assoluta del nostro “retroterra” culturale (so benissimo che avrei potuto usare la parola background, ma non l’ho fatto proprio per il motivo che ho appena esposto). In un’Europa, o in senso più lato in un Occidente, che ha voluto dimenticarsi delle sue radici cristiane e di tutta la storia che la cultura cristiana ha generato, e che dovrebbe essere non solo un patrimonio collettivo, ma il collante stesso della nostra società civile, è parecchio difficile, per non dire del tutto impossibile, che una simile reazione possa verificarsi. Del resto, generazioni di “buonisti cristiano-comunisti” hanno fatto di tutto per convincerci che il multiculturalismo e la multirazzialità sono “il bello assoluto”, e non un “bello astratto” che porta nel suo seno stesso i germi dell’autodistruzione. Nel nostro mondo non c’è più spazio per gli eroi più o meno solitari che combattono in nome di un ideale (anzi, volendo essere del tutto sinceri non c’è proprio più spazio per gli ideali), ma c’è spazio solamente per i piccoli vigliacchetti alla “speriamo che io me la cavo”, o per coloro che credono di sentirsi protetti dai “droni cagoni”.

Torno a ripetere: tempi duri per i gay! Nell’Europa alla Vendola e alla Boldrini, nella quale ci si riempie la bocca con frasi di intransigente condanna al terrorismo islamico, mentre con le mani si coccolano e si accarezzano migliaia di immigrati islamici che “potenzialmente” possono tutti trasformarsi in una bomba umana, c’è poco da avere fiducia. E il matrimonio gay (con tutte le altre rivendicazioni giuste o ingiuste che si porta dietro) diviene solo la patata dolce che si tira al maiale per farlo stare buono fino alla metà di dicembre.

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