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Marco M. G. Michelini | 27 Giugno 2015

Nell’anno 305, Dioclezano, dopo vent’anni di esercizio del potere, in rispetto di quanto egli stesso aveva precedentemente stabilito, abdicava e si ritirava a vita privata, obbligando Massimiano a fare altrettanto. I due Cesari divenuti Augusti, Costanzo I in Occidente e Galerio in Oriente, associarono al trono due nuovi Cesari: Galerio scelse Massimino Daia, Costanzo scelse Severo. Il sistema successorio ingegnosamente messo a punto da Diocleziano apparve funzionare alla perfezione ma era destinato ad incepparsi ben presto.

La scelta di Costanzo, infatti, di nominare Cesare Severo, scelta nella quale non era del tutto estranea la volontà dell’imperatore Galerio, che tratteneva alla propria corte Costantino, figlio di Costanzo, quasi come ostaggio, si sarebbe rivelata il germe che avrebbe fatto crollare la Tetrarchia, aprendo la strada all’ennesimo torbido periodo di lotte per il potere e di guerra civile. Nell’anno 306, poco dopo la sua ascesa al trono, l’imperatore Costanzo I moriva ad Eubarco[1] nella lontana Britannia e suo figlio Costantino, che aveva potuto finalmente raggiungere il padre, veniva proclamato Augusto dalle truppe. A sua volta il figlio di Massimiano, Massenzio, il 27 0 il 28 ottobre del 306 si faceva proclamare in Roma Imperatore.

Per evitare il completo disfacimento del sistema Tetrarchico, l’Imperatore d’Oriente Galerio, pur confermando la legittimità di Severo come Augusto d’Occidente, si vedeva costretto a riconoscere Costantino come Cesare. Contro Massenzio, che al contrario non ottenne alcun riconoscimento ufficiale, mosse allora Severo alla testa di un forte esercito. Ma Massenzio richiamò accanto a sé il padre Massimiano, che, avendo subito di malavoglia l’abdicazione, fu ben felice di rivestire nuovamente la porpora imperiale. A Massimiano passarono rapidamente le truppe di Severo, che così fu facilmente sconfitto e fatto prigioniero.

Galerio e l’Oriente, tuttavia, continuavano a costituire per Massimiano una minaccia, ragion per cui egli decise di unirsi a Costantino, conferendogli il titolo di Augusto e dandogli in moglie la figlia, Fausta; contemporaneamente Galerio, che aveva invaso l’Italia, veniva più volte sconfitto e costretto alla ritirata, e Severo, che era stato trattenuto in ostaggio, veniva messo a morte. Massimiano, tuttavia, non riuscì a deporre il figlio Massenzio e fu costretto a rifugiarsi presso Costantino.

Lo sconfitto Galerio, allora, corse ai ripari ed indisse un “concilio” a Carnutum, sul Danubio, al quale parteciparono anche Massimiano e Diocleziano come arbitro. In questa occasione Diocleziano e Massimiano confermarono nuovamente la loro abdicazione e a nuovo Augusto per l’Occidente fu proclamato Licinio. Massenzio venne dichiarato nemico pubblico, ma continuò a rimanere saldamente in Roma, mentre Costantino e Massimino Daia, messi da parte, si risentirono entrambi. D’altro canto, Massimiano, che nonostante la nuova abdicazione continuava a nutrire l’ambizione di riconquistare il potere, cominciò a tramare contro il genero Costantino e, scoperto, fu ucciso o si uccise.

Nell’anno 309 la situazione di Massenzio peggiorò considerevolmente a causa della ribellione di Domizio Alessandro in Africa, da cui confluivano ad Ostia i viveri necessari. Ma la definitiva crisi del sistema tetrarchico avvenne con la morte dell’Imperatore Galerio nel 311, al quale successe Massimino Daia. Questi entrò ben presto in conflitto con l’Augusto d’Occidente, Licinio. E poiché a Licinio s’era alleato Costantino, è naturale che a Massimino si alleasse Massenzio, che sconfisse Domizio Alessandro, riconquistando l’Africa.

Ma il lungo periodo di lotte e di guerra civile volgeva ormai al termine. Costantino scese in Italia impadronendosene rapidamente e nell’ottobre del 312, nella decisiva battaglia del Ponte Milvio alle porte di Roma, sconfisse le truppe di Massenzio che, durante la fuga, fu travolto dalle acque del Tevere e trovò la morte. Contemporaneamente Licinio batteva Massimino Daia che, rifugiatosi a Tarso, vi moriva di malattia.

I due vincitori si incontrarono a Milano ove celebrarono la loro vittoria e l’alleanza, rafforzata dal matrimonio di Costanza, sorellastra di Costantino, con Licinio. Si spartirono l’impero (a Costantino l’Occidente e a Licinio l’Oriente) ed insieme presero e promulgarono quelle deliberazioni, passate alla storia come l’Editto di Milano (313), che ordinavano la fine delle persecuzioni contro i cristiani, la restituzione di tutti i beni loro confiscati e sancivano la tolleranza di culto.

[1] L’odierna Yorck.


 

La versione stampabile dell’articolo è scaricabile da qui: «IL PAPATO NELLA STORIA»

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